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PARCO DEL POLLINO

www.parcopollino.it  –   parcopollino.gov.it

Il Parco nazionale del Pollino, condiviso dalle province di Potenza, Matera e Cosenza, con i suoi 192 565 ettari, di cui 88 650 nel versante della Basilicata e 103 915 in quello della Calabria, è il parco naturale più grande d’Italia. Prende il suo nome dal Massiccio del Pollino. Nel 2015 è divenuto patrimonio dell’UNESCO.

Serra Dolcedorme (2267 m) – veduta dall’AGRITURISMO PINELLI

Storia

Il Parco nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione provvisoria è del 1990, così come le misure di salvaguardia. Tra gli anni 1993 e 1994 s’insediano gli organismi amministrativi e tecnici: presidenza, consiglio di amministrazione e direzione; la sede dell’ente di gestione è ubicata in Rotonda (PZ).
Il Pollino è, dunque, l’area protetta più estesa d’Italia, comprendendo, a cavallo fra il confine geografico e amministrativo delle regioni Calabria e Basilicata, 3 province (Cosenza, Potenza, Matera), 56 comuni (di cui 24 in Basilicata e 32 in Calabria), 9 comunità montane e 4 riserve orientate: Rubbio in Basilicata, e Raganello, Lao e Argentino in Calabria.
Le sue vette, tra le più alte del sud d’Italia, sono coperte di neve per molti mesi dell’anno. Dalle cime, ad occhio nudo, si osservano, ad occidente, le coste tirreniche di Maratea, Praia a Mare, Belvedere Marittimo e, ad oriente, da Sibari a Metaponto, il litorale ionico.
L’emblema del parco è il pino loricato (Pinus heldreichii), specie rarissima in Italia, presente in altre stazioni fitoclimatiche delle montagne balcaniche e greche.

Territorio

Il territorio del Parco comprende in tutto 56 comuni, 24 in Basilicata (22 nella provincia di Potenza e 2 nella provincia di Matera), e 32 in Calabria (provincia di Cosenza).
I comuni in territorio lucano sono: Calvera, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelsaraceno, Castronuovo di Sant’Andrea, Carbone, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla in Sinni, Latronico, Lauria, Noepoli, Rotonda, San Costantino Albanese, San Giorgio Lucano, San Paolo Albanese, San Severino Lucano, Senise, Teana, Terranova di Pollino, Valsinni, Viggianello.
I comuni in territorio calabro sono: Acquaformosa, Aieta, Alessandria del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita, Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Maierà, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San Donato di Ninea, Sangineto, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sant’Agata di Esaro, Santa Domenica Talao, Saracena, Tortora, Verbicaro.
Fra questi alcuni sono di interesse storico-archeologico: Castelluccio Inferiore, Viggianello e Rotonda nel versante lucano,e Castrovillari, Civita Morano Calabro, Laino Borgo, Mormanno, e Papasidero nel versante calabrese.
Altri comuni, importanti dal punto di vista socio-culturale, sono le comunità albanesi che si insediarono nel territorio tra il 1470 e il 1540. Si trovano nel versante lucano San Paolo Albanese e San Costantino Albanese, mentre si trovano nel versante calabrese San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto e Civita.
Il paese più alto del parco è Alessandria del Carretto con i suoi 1000 metri s.l.m., paese che ancora oggi conserva antiche tradizioni culturali e musicali.
Tra gli edifici religiosi degni di nota si annoverano, in territorio calabro, il complesso monastico della Madonna delle Armi a Cerchiara e ruderi di conventi, come quello del Colloreto a Morano Calabro, mentre in Basilicata, nel comune di San Severino Lucano, a circa 1500 metri di quota è situato il santuario della Madonna del Pollino, meta di un culto religioso profondamente radicato nella gente del luogo.
All’interno della valle del Mercure, in territorio di Rotonda, sono stati ritrovati interessanti reperti paleontologici: Elephas antiquus, Hippopotamus major.

Flora

Tra tantissime altre specie arboree presenti nel Parco vi sono l’abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l’acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino loricato, specie rarissima (in Europa presente solo qui e nei Balcani), che si adatta agli habitat più ostili, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere. Fioriture di orchidee si osservano soprattutto in primavera, insieme a quelle di viole, genziane, campanule e, in estate, il raro giglio rosso, oltre ad innumerevoli specie di piante officinali ed aromatiche, tra le quali la fanno da padrona le Labiatae, con molteplici specie di menta ed inoltre tutte le varietà di timo, santoreggia, lavanda, issopo, eccetera, le cui fioriture esplodono al culmine dell’estate in un delicato accostamento di colori e di sfumature. Non da meno sono da considerare le varie famiglie di frutti di bosco e di specie arboree selvatiche che producono frutti e bacche come le mele selvatiche, i vari Prunus, le deliziose fragoline di bosco e i dissetanti lamponi di cui sono disseminati i sentieri e le frequenti radure, laddove le condizioni climatiche e di soleggiamento ne consentono la fruttificazione.

Fauna

Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Sono presenti l’aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso e la lontra. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone.

Riserve naturali orientate

Valle del Fiume Lao (5.200 ha) – Comune di Papasidero (CS) Gole del Raganello (1.600 ha) – Comune di San Lorenzo Bellizzi (CS) Valle del Fiume Argentino (3.980 ha) – Comune di Orsomarso (CS) Rubbio (211 ha) – Comune di Francavilla in Sinni (PZ)

Principali corsi d’acqua

Sinni (97 km) Lao (64 km) Coscile (49 km) Esaro (44 km) Sarmento (36 km) Raganello (32 km) Frido (25 km) Saraceno (25 km) Abatemarco (20 km) Rosa (19 km) Argentino (19 km) Peschiera (17 km)

Vette principali

Serra Dolcedorme (2267 m) Monte Pollino (2248 m) Serra del Prete (2181 m) Serra delle Ciavole (2127 m) Serra di Crispo (2053 m) Cozzo del Pellegrino (1987 m) Monte La Mula (1935 m) Coppola di Paola (1919 m) Monte Alpi (1900 m) Monte Caramolo (1827 m) La Montea (1825 m) Monte La Caccia (1744 m) Monte Sparviere (1713 m) Timpa Falconara (1656 m) Monte La Spina (1652 m) Timpa di San Lorenzo (1650 m) Monte Palanuda (1632 m) Monte Zaccana (1580 m) Monte Cerviero (1450 m) Monte Sellaro (1439 m)

Glacialismo

L’attuale profilo delle vette più elevate risulta fortemente modellato dall’azione di antichi ghiacciai, le cui tracce più evidenti si rinvengono sul versante nord-occidentale di Serra Dolcedorme con la conca denominata Fossa del Lupo, antica zona di accumulo delle masse ghiacciate che alimentavano l’imponente ghiacciaio del Frido; sul versante nord-orientale del Monte Pollino con i due circhi glaciali separati dal contrafforte nord-est della stessa montagna; e sul versante settentrionale di Serra del Prete con il bello e vasto circo glaciale alla cui base sporge l’accumulo frontale di detrito morenico ricoperto da una fitta e vasta faggeta. I ghiacciai in ritiro, oltre ai depositi morenici, hanno abbandonato massi di notevoli dimensioni, i cosiddetti massi erratici. Caratteristici perché isolati e lontani da probabili punti di caduta, sono facilmente osservabili sugli splendidi piani di Pollino e Acquafredda, a un’altitudine compresa tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota.

Il nevaio del Pollino

Nevai stagionali, alcuni dei quali di notevoli dimensioni, sono presenti su tutte le vette più alte del massiccio. Sul Monte Pollino, in particolare, nell’avvallamento immediatamente a sud rispetto alla cima (nei pressi di un’antica dolina), ne sorge uno[2] che è facile scorgere anche a fine agosto. Il 9 ottobre 2010 presso il suddetto nevaio è stato installato un rilevatore di temperatura per un monitoraggio diretto del microclima[3].

Attività

Consigliato a chi ama il trekking e l’escursionismo in generale, grazie però alla varietà dei paesaggi presenti in questa zona, vi si praticano diversi sport. Infatti è meta, oltre che per gli amanti dell’alpinismo, degli gli appassionati del torrentismo, del rafting, dello sci di fondo, della speleologia e della mountain bike.

ALCUNI ITINERARI CHE SI POSSONO FARE SUL POLLINO